Alcuni di Giovani di Betania hanno scelto di raccontare la loro esperienza. Qui sotto, troverete alcune delle loro testimonianze.
Il Giubileo della Speranza
13/08/2025
Dal 28 luglio al 3 agosto, Roma ha accolto il Giubileo della Speranza: sette giorni di comunione fraterna.
Sono una ragazza di Roma e ho avuto il privilegio di vivere dall’interno l’avventura del Giubileo dei Giovani 2025. Conosco Roma eppure in quella settimana mi è apparsa diversa: più viva, più luminosa, quasi trasfigurata dall’energia dei ragazzi giunti da ogni parte del mondo. Un’esperienza che rifarei senza esitazione.
Il fiume di giovani, i canti nella metropolitana, gli incontri improvvisati e l’immenso silenzio della veglia del 2 agosto hanno fatto battere Roma con un ritmo nuovo.
Martedì 29 luglio, alle 19:00, la Messa di apertura ha trasformato piazza San Pietro in un mare di volti. Migliaia di giovani l’hanno invasa, portando entusiasmo e preghiera. Noi eravamo arrivati nel primo pomeriggio, sperando di conquistare i posti migliori. Abbiamo atteso sotto il sole, riempiendo le ore con canti accompagnati dai tamburi di alcuni gruppi vicini. Così, senza quasi accorgercene, il tempo è scivolato verso l’inizio della celebrazione.
La Messa è stata intensa, avvolta in un’atmosfera di ascolto e comunione. Monsignor Rino Fisichella ha ricordato che «la fede è un incontro che non stabiliamo noi… il primo che ci viene incontro è Gesù. Ci viene incontro quando vuole, come vuole, nel tempo stabilito da Lui. Noi siamo chiamati solo a rispondere… a metterci in cammino verso di Lui.» Ha aggiunto che «Marta è il segno della nostra fede… Quando il Signore vuole incontrarci, deve trovare in noi persone vigilanti, pronte a correre verso di Lui senza esitare, perché la fede è una scelta di libertà.»
E poi, la sorpresa: l’arrivo del Papa. Con un sorriso pieno di calore, ha annunciato ufficialmente l’apertura del Giubileo della Speranza: «Nei prossimi giorni avrete l’opportunità di essere una forza che può portare la grazia di Dio, un messaggio di speranza, una luce alla città di Roma, all’Italia e a tutto il mondo.»
Quelle parole sono diventate il filo conduttore della nostra settimana. Abbiamo esplorato Roma tra monumenti, parchi e chiese, incontrando volti nuovi, scambiando sorrisi e imparando canzoni in lingue diverse. Ogni giorno era un’avventura: bastava poco per creare momenti di comunione.
I giorni scorrevano veloci e, se la sera tornavamo stanchi, occhi e cuore erano pieni di immagini, parole e incontri. Poi, quasi senza accorgercene, è arrivato il giorno della veglia.
La veglia a Tor Vergata dove il silenzio ha parlato
2 agosto 2025, ore 6:40. I Giovani di Betania erano in fermento. Sembravamo trottole impazzite, alla ricerca dell’ultima cosa dimenticata da infilare nello zaino. Davanti al distributore d’acqua si formava una fila quasi comica: un piccolo caos organizzato, carico di quell’adrenalina che si può quasi respirare.
Alle 7:00 eravamo già alla stazione de La Giustiniana, pronti a prendere il primo mezzo per Giardinetti. Da lì ci sarebbero aspettati cinque chilometri a piedi, con zaini, sacchi a pelo, materassini… e, nel mio caso, anche una tenda che aggiungeva un chilo extra ai sette già sulle spalle. Eravamo stanchi per la settimana intensa, ma entusiasti per i due giorni che ci attendevano.
Il viaggio era iniziato: treno fino a Valle Aurelia, poi la metro A fino a San Giovanni, e infine la metro C, scendendo sempre più in profondità fino a riemergere alla fermata di Giardinetti. Lì, già si intravedevano i volti di altri ragazzi, stanchi come noi, che confluivano da ogni parte.
Alle 9:00, appena fuori dalla stazione, lo spettacolo era mozzafiato: una distesa infinita di bandiere, ondeggianti sotto il sole, che si estendeva per cinque chilometri, guidandoci verso la meta. Camminavamo cantando ogni melodia che ci veniva in mente, e quando in lontananza è apparsa la Vela di Calatrava, abbiamo capito che mancava poco.
All’arrivo i volontari ci hanno accolto con un sorriso e ci hanno consegnato i kit con la cena e i pasti per il giorno dopo. Poi, finalmente, il settore: Area 2 Torre A e alle 11 eravamo accampati con vista perfetta sullo schermo gigante e, in lontananza, la maestosa struttura dove si sarebbe celebrata la Messa.
Il resto della giornata è stato un vortice di incontri, risate e musica. Giravamo tra i settori, ci ritrovavamo con amici di altre parrocchie, ballavamo, cantavamo, giocavamo a carte sotto il sole cocente. La tenda offriva un po’ d’ombra, ma creava un caldo quasi insopportabile. Ovunque ti girassi c’era festa: cori, balli, polvere che si alzava a ogni passo. I neocatecumenali danzavano in cerchio, sollevando bandiere al cielo, trasformando il terreno in una nuvola dorata di terra.
E poi, all’improvviso, il silenzio. Il Papa era arrivato. L’adorazione eucaristica aveva inizio. Più di un milione di giovani, che fino a un attimo prima riempivano l’aria di suoni e colori, si fermarono. Non un mormorio, non un passo: solo il respiro della folla e, a tratti, il frinire dei grilli. Era un silenzio vivo, denso, capace di attraversare l’anima. Un silenzio in cui si percepiva lo Spirito Santo scorrere come un fiume invisibile tra i cuori. In quel momento eravamo un unico corpo, un’unica voce, un unico sguardo rivolto a Lui.
Poi, con la stessa naturalezza di un battito di ciglia, il tempo ha ripreso a scorrere. La notte è esplosa di nuovo in canti e danze, tra polveroni e risate. Alcuni resistettero fino all’alba, altri tentarono di dormire, interrotti da una pioggia improvvisa alle due del mattino: e lì la mia tenda, finalmente, ha trovato il suo scopo, accogliendo quattro di noi in una scena a metà tra il comico e il surreale.
All’alba, le casse dell’organizzazione ci hanno ridestati. Eravamo esausti. Qualcuno, durante la Messa, si è addormentato dalla stanchezza. Ma le parole del Papa, forti e chiare, hanno attraversato ogni barriera di sonno:
«Cos’è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità? Nei giorni scorsi avete fatto molte belle esperienze. Vi siete incontrati tra coetanei provenienti da varie parti del mondo, appartenenti a diverse culture. Vi siete scambiati conoscenze, avete condiviso aspettative, avete dialogato con la città attraverso l’arte, la musica, l’informatica. […] In tutto questo potete cogliere una risposta importante: la pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo, ma da ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere.»
Con voce ferma, ci ha invitati ad “alzare lo sguardo”, a non accontentarci del superfluo, a coltivare «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità», a vivere di perdono e pace, perché «la nostra speranza è Gesù». E proprio su questo ha fatto risuonare le parole di San Giovanni Paolo II:
«È Lui che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande […], per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».
Poi l’invito conclusivo, quasi un mandato:
«Con il Suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore e contagiate chiunque incontrate con il vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!»
Il viaggio di ritorno è stato lungo e complicato, rallentato dall’enorme afflusso di persone. Ma il vero peso non era negli zaini: era nel cuore, che faticava a lasciare quella settimana. In quei giorni avevo conosciuto volti nuovi, rinsaldato amicizie, respirato un’aria di fraternità che difficilmente si incontra altrove.
Siamo tornati a casa stanchi, sì, ma con un fuoco dentro. Con la promessa, silenziosa ma ferma, di portare nel mondo la speranza e l’entusiasmo che ci avevano riempito fino all’orlo.
Isabella Abenante, GdB
Il Giubileo della libertà
13/08/2025
Spesso diamo Roma per scontato. Tante persone, tanto caos, tanto traffico, tanti monumenti, mezzi pieni, strade piene, bidoni pieni… ma il cuore? Ecco, Roma forse è rimasta la stessa ma il cuore è tornato a casa pieno.
Avventurandoci insieme per strade della mia città mi sono sentita come se stessi andando in un posto nuovo, come quando rientri in casa dopo averla ristrutturata e sembra di stare in una completamente diversa.
Roma si è sicuramente adattata alle esigenze del giubileo che stava vivendo ma quello che è cambiato veramente è stato il cuore delle persone. Quando è stata I ultima volta che abbiamo parlato a degli sconosciuti come se fossero di famiglia, che abbiamo ballato per strada, che abbiamo salutato le vecchiette che ci sorridevano dalla finestra, che abbiamo scambiato regali con altri pellegrini, che abbiamo urlato per le strade il nome di Gesù e ci siamo sentiti liberi? Forse mai, forse poche volte, forse molto tempo fa. Però è questo l’effetto che fa il vivere pienamente, con, e per Gesù. Rende liberi. Per me è stata questa la sensazione più grande di tutto il giubileo. Mi sono sentita libera, libera dal mondo, dagli schemi terreni, dalle paure, dal controllo ansioso sulla mia vita e dai limiti, come lingua, nazionalità e aspetto. Penso fosse proprio così che Dio ci aveva pensati.
Il mondo cerca la libertà come un tesoro nascosto e invece quel milione di giovani Io ha trovato nella semplicità dello stare insieme incontrandosi per le strade di Roma.
Questi sono i motivi per cui non ho sentito la folla giubilare di Roma come soffocante ma piuttosto come familiare, perché tutti accolti dall’amore e alla riscoperta della libertà, quella vera.
Entrando a contatto con i giovani pellegrini mi sono resa conto di quante cose diamo per scontato, prima tra tutte la nostra città che quasi non visitiamo più perché ”tanto ci vivo”. Questo me Io hanno trasmesso soprattutto i nostri fratelli e sorelle brasiliani che vivendo in una realtà così diversa da quella a cui siamo abituati mi hanno ricordato che nulla va dato per scontato, che dobbiamo rimanere con il cuore gioioso e curioso dei bambini e che la libertà va vissuta nel concreto, non è solo una sensazione che abbiamo dentro.
Infine, quando tutti i pellegrini si sono riuniti a Tor Vergata tutti hanno parlato dell’enorme numero di persone presenti, ma pochi hanno sottolineato come durante la veglia e la messa ci fosse un silenzio quasi assoluto, qualcosa di impensabile anche solo in una classe di 20 alunni. La parte più bella però, secondo me, è stata pensare che quella moltitudine di giovani miei coetanei era radunata lì davanti a Dio, a Gesù in quell’ostia tanto piccola rispetto alla folla così vasta di Tor Vergata.
Oltre un milione di giovani in ginocchio, davanti ad un Gesù piccolo piccolo. Esattamente come dovremmo imparare ad essere tutti noi. Piccoli, liberi e pieni di amore.
È questo quello che mi porto a casa dal giubileo. E soprattutto, non voglio dare più nulla per scontato.
Chiara Lambiase, GdB Roma
Una luce che resta
18/08/2025
Siamo Morena, Vincenzo e Samuele, GdB della fraternità di Partanna, e abbiamo avuto la grazia di partecipare al Giubileo dei Giovani. È stato come entrare in un grande abbraccio collettivo. L’energia che si respirava tra migliaia di ragazzi riuniti nello stesso luogo era travolgente, un segno concreto che la fede può ancora parlare con forza alla nostra generazione.
Ciò che ci ha colpito di più è stato l’incontro con i GdB del Brasile: scoprire storie, volti e culture diverse e sentirci subito uniti dagli stessi valori, dalla stessa voglia di condividere.
Non è stata solo una festa, ma anche un cammino interiore: ogni passo, ogni canto e ogni momento di preghiera ci hanno aiutato a riflettere, a riscoprire speranza e fiducia. Non ci siamo mai sentiti soli, perché la comunità attorno a noi era viva, accogliente e gioiosa. Questo Giubileo non si chiude con un giorno speciale, ma resta come una luce che ci accompagna, un invito a guardare al futuro con coraggio e gratitudine.
Morena, Vincenzo e Samuele, GdB Partanna
Jubileu da Juventude: unidade
22/08/2025
(Português)
Dias se passaram e eu ainda estou digerindo tudo que vivenciamos nessa bela jornada que foi o Jubileu da Juventude. Se pudesse resumir toda a experiência em uma palavra, eu diria: unidade. As nações presentes eram incontáveis, mas todos estávamos unidos em um só coração e uma só fé.
Ao me deparar com a diversidade étnica estampada no rosto de cada peregrino, via um sinal visível de missão cumprida: somos frutos dos primeiros discípulos enviados por Jesus para evangelizar os confins da terra. É como se todos nós fôssemos irmãos, partes da mesma videira, que, após muito tempo, finalmente se encontraram, reunidos em nossa Roma Eterna, em volta do nosso querido pai Leão, sucessor de Pedro, a quem o nosso Pai do Céu confiou sua família, sua Igreja.
Essa mesma unidade pôde ser sentida entre nós, jovens de Betânia, brasileiros e italianos. A atmosfera do Jubileu e o carisma da fraternidade foram responsáveis pela conexão instantânea que construímos em tão pouco tempo de convivência. A diferença de idiomas tornou-se insignificante diante da comunhão que vivenciamos. Tenho plena convicção de que Padre Pancrazio está sorrindo do céu ao ver que o carisma que fundou uniu pessoas de duas nações distintas em um só coração.
Foi uma maravilha passear por Roma e contemplar seus pontos turísticos, lugares milenares que guardam fragmentos preciosos da história da humanidade e da história da Igreja. Nenhuma palavra poderia traduzir a honra que senti ao ver, com meus próprios olhos, monumentos tão grandiosos, belíssimos e duradouros, como o Coliseu, a Fontana di Trevi, o Panteão e, é claro, o coração do catolicismo: o Vaticano e a imponente Basílica de São Pedro.
A alegria de encontrar o papa, sem dúvidas, foi um dos pontos mais emocionantes dessa jornada. Que grande graça foi poder conhecê-lo no início de seu pontificado! Que frescor para a Igreja, que alegria ouvir suas palavras repletas de esperança, incentivo e amor. Seus conselhos dialogam profundamente com os dilemas e desafios da nossa geração e nos ensinam a enxergar a presença Jesus nas realidades da nossa vida cotidiana.
Nestes dias de peregrinação, também aprendi lições valiosas sobre amizade, apoio, doação e companheirismo. Mesmo nos momentos mais difíceis e nos dias de maior cansaço, senti que nos apoiávamos mutuamente, encontrando descanso na alegria, no cuidado e no acolhimento do outro.
Sou imensamente grata pela atenção, paciência, generosidade e dedicação de nossos animadores, benfeitores e voluntários. Aos jovens italianos, pela recepção calorosa, amizade e carinho. À fraternidade, por nos acolher tão bem em cada lugar que visitamos e por ser a base de toda essa experiência.
Em nosso grupo, sempre dizemos que primeiro Deus sonhou com esta viagem e depois nos permitiu sonhar juntos. Louvo e rendo graças a Ele por ter pensado, desde toda a eternidade, em uma experiência tão bela e significativa para nós.
Assim como nossos pais na fé, que um dia estiveram reunidos em Pentecostes e partiram em missão pelo mundo, também nós fomos convidados a fazer o mesmo. Tenho a certeza de que esse não foi o fim da nossa jornada, mas apenas o começo.
Brisa, JB Salvador de Bahia
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Giubileo dei giovani: unità
(Italiano)
Sono passati dei giorni e ancora sto elaborando tutto ciò che abbiamo vissuto in questo splendido cammino che è stato il Giubileo della Gioventù. Se dovessi riassumere tutta l’esperienza in una sola parola, direi: unità. Le nazioni presenti erano innumerevoli, ma tutti eravamo uniti in un solo cuore e in una sola fede.
Quando mi sono trovata davanti alla diversità etnica impressa sul volto di ogni pellegrino, vedevo un segno visibile di missione compiuta: siamo frutti dei primi discepoli inviati da Gesù ad evangelizzare i confini della terra. È come se tutti noi fossimo fratelli, tralci della stessa vite, che dopo tanto tempo finalmente si sono ritrovati, riuniti nella nostra Roma Eterna, attorno al nostro caro Papa Leone, successore di Pietro, al quale il nostro Padre del Cielo ha affidato la sua famiglia, la sua Chiesa.
Questa stessa unità si è potuta percepire anche tra noi, giovani di Betania, brasiliani e italiani. L’atmosfera del Giubileo e il carisma della fraternità sono stati i responsabili della connessione istantanea che abbiamo costruito in così poco tempo di convivenza. La differenza di lingua è diventata insignificante davanti alla comunione che abbiamo vissuto. Ho la piena convinzione che Padre Pancrazio sorrida dal cielo nel vedere che il carisma da lui fondato ha unito persone di due nazioni distinte in un solo cuore.
È stato meraviglioso passeggiare per Roma e contemplare i suoi luoghi turistici, siti millenari che custodiscono preziosi frammenti della storia dell’umanità e della storia della Chiesa. Nessuna parola potrebbe tradurre l’onore che ho provato nel posare i miei occhi su monumenti così grandiosi, bellissimi e duraturi, come il Colosseo, la Fontana di Trevi, il Pantheon e, naturalmente, il cuore del cattolicesimo: il Vaticano e l’imponente Basilica di San Pietro.
La gioia di incontrare il Papa è stata, senza dubbio, uno dei momenti più emozionanti di questo cammino. Che grande grazia poterlo conoscere all’inizio del suo pontificato! Che freschezza per la Chiesa, che gioia ascoltare le sue parole piene di speranza, incoraggiamento e amore. I suoi consigli dialogano profondamente con i dilemmi e le sfide della nostra generazione e ci insegnano a riconoscere la presenza di Gesù nelle realtà della nostra vita quotidiana.
In questi giorni di pellegrinaggio, ho anche imparato preziose lezioni di amicizia, sostegno, dono e fraternità. Anche nei momenti più difficili e nei giorni di maggiore stanchezza, ho sentito che ci sostenevamo a vicenda, trovando riposo nella gioia, nella cura e nell’accoglienza dell’altro.
Sono immensamente grata per l’attenzione, la pazienza, la generosità e la dedizione dei nostri animatori, benefattori e volontari. Ai giovani italiani, per l’accoglienza calorosa, l’amicizia e l’affetto. Alla fraternità, per averci accolto così bene in ogni luogo che abbiamo visitato e per essere stata la base di tutta questa esperienza.
Nel nostro gruppo, diciamo sempre che prima Dio ha sognato questo viaggio e poi ci ha permesso di sognarlo insieme. Lodo e rendo grazie a Lui per aver pensato, fin dall’eternità, a un’esperienza così bella e significativa per noi.
Così come i nostri padri nella fede, che un giorno si riunirono a Pentecoste e partirono in missione per il mondo, anche noi siamo stati invitati a fare lo stesso. Ho la certezza che questa non sia stata la fine del nostro cammino, ma solo l’inizio.
Brisa, GdB Salvador de Bahia
Pellegrini di Speranza
“Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre conversava con noi lungo il cammino?”
Durante il cammino di preparazione al viaggio per Roma, abbiamo vissuto molte avventure: lavoro, preghiere, ritiri, fallimenti, cadute, tensioni, il ricominciare e vittorie. Ci sono voluti molti momenti di riflessione, molte conversazioni individuali e di gruppo. Insomma, un vero “travaglio” fino all’arrivo del grande momento. Ma ho capito che Gesù si era avvicinato a noi “lungo il cammino”, che il nostro pellegrinaggio era iniziato un anno e mezzo prima del nostro arrivo a Roma. Gesù parlava già ai nostri cuori attraverso le esperienze vissute insieme. Quando finalmente abbiamo realizzato il nostro sogno, siamo stati incoronati da tantissime grazie collettive e personali. La cosa più grande che abbiamo potuto toccare è stata l’esperienza della gioia e dell’unità tra noi. Abbiamo capito di essere veramente “un solo corpo”. Questo si è manifestato nel legame tra GdB, italiani e brasiliani, che è stato immediato; ci siamo sentiti come se ci conoscessimo da decenni, e anche nel sentirci come una famiglia con la Fraternità Francescana di Betania in Italia. Durante il nostro pellegrinaggio per le strade di Roma, incontrando tante realtà, nazioni, lingue e culture diverse, abbiamo potuto sperimentare una dimensione ancora più grande di questo corpo: la comunione con la Chiesa universale.
Credo che abbiamo vissuto la Pentecoste, quando Pietro parlava e tutti i discepoli, che provenivano da varie nazioni, potevano capirlo ognuno nella propria lingua. Non c’erano barriere, nemmeno una lingua diversa; nulla ci impediva di comunicare tra noi. Parlavamo tutti la lingua dello Spirito Santo. Questa esperienza di comunione è stata profondamente potente. Di famiglia. Di appartenenza a una grande famiglia! Siamo stati sopraffatti da una gioia immensa, da tanta bellezza presente nei paesaggi italiani, nelle magnifiche opere artistiche di Roma, nella presenza di tanti luoghi di culto legati alla storia dei santi, nella Messa e nell’Adorazione Eucaristica con un milione di giovani, nell’incontro tanto sognato da Padre Pancrazio e da noi, tra GdB Brasile e Italia, tra la Fraternità Francescana di Betaina Brasile e Italia! È stata un’esperienza di Paradiso. Abbiamo vissuto la Pentecoste. Abbiamo vissuto la Chiesa. Sono tornata con le valigie piene: di piccoli regali, nuovi sogni, nuove amicizie, esperienze profonde, le parole del Santo Padre, una fede, una speranza e un amore rinnovati, il desiderio di essere santa e di diffondere la luce di Gesù e del Vangelo in tutto il mondo, e di poter un giorno ascoltare il Signore: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Matteo 25:34).
Sor. Camila, animatore GdB Salvador de Bahia
“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”.
Papa Leone XIV, durante la celebrazione Eucaristica a Tor Vergata – Omelia finale (3 agosto 2025)